Mi chiamo Teza Vincenzo e sono nato a Longarone il 7 novembre del 1942.

Alla data del 9 ottobre 1963 la mia abitazione era in Pirago, al n° 55, dove abitavo con la mia famiglia; mio padre Giovanni di 48 anni, mia madre Corinna di 47 anni, i miei fratelli Mario (19 anni), Tullio (14 anni ) e Luigi (10 anni),

la mia sorellina Maria Rosa  (7 anni), oltre alla nonna Luigia di 69 anni.

Ero poco più che un bambino quando mio padre ebbe un grave infarto, si salvò ma rimase invalido e io, Vincenzo, il più grande dei cinque fratelli, ebbi la responsabilità di dover aiutare la famiglia intera.

Avevo 14 anni ma questo non mi impedì di prendere la valigia e andare in Germania, sino a Bayreut, per fare il lavoratore stagionale.

E’ lì che all’alba del 10 ottobre del 1963 la signora delle pulizie mi svegliò di soprassalto, insieme al mio datore di lavoro, PAIOLA LUIGINO per avvisarci che al nostro paese era successo qualcosa di molto grave.

Partimmo entrambi per l’Italia con il cuore in gola facendoci coraggio l’un l’altro poichè il mio datore aveva anch'egli moglie e figli a Longarone.

Arrivai a Pirago, e quello che mi si presentò davanti agli occhi fu una cosa indicibile.

L’intero paese scomparso.

Il solo il campanile della chiesa rimase in piedi e sembra tutt'oggi dire che in quella spianata piena di detriti e odore di morte, fino a poco prima c’era un paese, il mio.

Cercai come gli altri pochi sopravvissuti, tutti poveri emigranti, il luogo dove era la mia casa ma trovai solo pochi gradini e su quei gradini il passaporto pieno di fango di mio fratello Mario, rientrato da pochissimi giorni dalla Germania,  la vecchia bicicletta piena di fango di un'altro mio fratello, un compito d’esame di scuola e due foto. E il fango.

In quel momento capii.

A 21 anni rimasi da solo, l’intera mia famiglia fu sterminata e con la mia famiglia anche tutti gli zii, cugini, parenti ed amici.

Ero rimasto completamente solo.